Angelo Confaloni
L’odontoiatria sotto-sopra: Riabilitazione Neuro Occlusale
L’odontoiatria nasce e si sviluppa con una vocazione “chirurgica”, più orientata a riparare le conseguenze delle malattie che a comprenderne le cause.
Questa tendenza si è accentuata negli ultimi anni, sia per gli straordinari progressi tecnologici e tecnico-operativi, sia per la sempre maggior importanza attribuita all’estetica. Tutto questo ha portato a trascurare in maniera preoccupante l’aspetto funzionale e i reciproci rapporti fra forma e funzione. Ciononostante, si preferisce rifiutare il fatto che molti lavori odontoiatrici possono dare dei problemi: si accettano delle evidenti contraddizioni pur di non mettere in discussione il background culturale, che da alcuni decenni a questa parte viene imposto dall’odontoiatra convenzionale. In sostanza, si preferiscono silenzi rassicuranti a verità scomode.
La Riabilitazione Neuro Occlusale ripensa l’odontoiatria come medicina odontostomatologica attraverso un percorso controcorrente, il cui punto di partenza è senz’altro il pensiero del Prof. P. Planas al quale va attribuito il grande merito di avere aperto una breccia nella “realtà funzionale”, ma con due importanti differenze.
La prima, facendo costante riferimento al principio di forma/funzione, cerca di elaborare questi concetti in maniera più approfondita. La seconda, pur mantenendo volutamente i suoi principali criteri di valutazione in ambito odontoiatrico, considera che l’organo della masticazione non è un sistema a sé stante, ma in continua interrelazione con tutti gli altri sistemi dell’organismo.
La relazione tra forma/funzione è la stella polare sia del percorso diagnostico che del percorso terapeutico e il principio secondo il quale la masticazione e le altre funzioni orali, con la loro potente forza morfogenetica, diventano l’oggetto fondamentale dell’osservazione odontoiatrica.
La diagnosi individua nelle disfunzioni i presupposti della malocclusione o dei disturbi temporo-mandibolari e la terapia ricerca il ripristino e la riabilitazione delle modalità funzionali, in termini di bilanciamento, simmetria, alternanza bilaterale, coerenza del piano occlusale e delle curve di compenso.
La propriocezione dento-parodontale e la peculiare forma di accrescimento osseo su base funzionale delle strutture stomato-gnatiche sono la chiave della relazione tra forma e funzione e rappresentano gli stimoli periferici che permettono al sistema nervoso centrale, da una parte, di modulare la crescita dei mascellari e, dall’altra, di elaborare e attuare i complessi schemi neuromotori dell’apparato stomato-gnatico. Questi complessi schemi a loro volta influenzano la morfologia del sistema, la posizione e l’orientamento dei denti.
Questi principi sono declinati attraverso diverse strategie terapeutiche nel corso dell’intera vita del paziente e trovano applicazione in tutte le discipline odontoiatriche.
Le metodologie di intervento che ne derivano, quindi, si avvalgono sempre più di “stimoli” piuttosto che di correzioni e la loro efficacia e stabilità nel tempo può essere spiegata e dimostrata tramite l’attenta analisi di numerosi casi clinici.
La routine di lavoro nei suoi diversi aspetti (diagnostici, terapeutici e operativi), infatti, costituisce il supporto più rappresentativo di quanto si vuole affermare. In tutti questi anni la gran parte degli operatori odontoiatrici si è affidata legittimamente alla guida della letteratura e ha delegato ai diversi Autori il compito di studiare e capire il sistema stomato-gnatico.
Senza negare i riferimenti forniti dalla letteratura e l’importanza di tanti studi scientifici, rimane il fatto che molto spesso le conclusioni risultano contraddittorie e che la fiducia in alcuni paradigmi ha portato a frustranti fallimenti.
È altrettanto legittimo, pertanto, cominciare a spostare il livello di attenzione della nostra professione sull’osservazione dei segni clinici e dei loro particolari, che diventano indizi inequivocabili per una più profonda comprensione dell’anatomo-fisiologia e della fisio-patologia della bocca. In sostanza, non su ciò che appare o su ciò che ci viene raccontato, ma su quello che effettivamente è.
Riportando la nostra consapevolezza clinica verso un ritorno alla semeiotica ispettiva e palpatoria, la professione odontoiatrica assume certamente un significato e delle responsabilità diverse.
Tutto questo, in netta contrapposizione con protocolli di lavoro standardizzati, che si sono sempre più orientati sul tecnicismo operativo e su una sempre minore valutazione del contesto funzionale, come se la rappresentazione principale della bocca fosse soprattutto quella di vederla aprire-chiudere e di presentarsi con un bel sorriso.
Mentre al contrario ciò che caratterizza l’individualità di un organo, nel caso specifico l’organo della masticazione, sono proprio le sue funzioni.
Rivalutare quanto fatto finora (secondo i riferimenti convenzionalmente accettati) sotto una visione diversa richiede un grande sforzo culturale, per questo il numero di colleghi disposti a seguire questa strada è cresciuto in modo molto graduale nel tempo ma, comunque, sempre in maniera costante.
Oggi, però, un numero crescente di operatori odontoiatrici, in Italia e nel mondo, si avvicina con rinnovato interesse a questa interpretazione diagnostica e terapeutica dell’organo della masticazione o sente la necessità di approfondirne i contenuti.
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