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Luca Sangiovanni, Davide Di Gregorio

Rivoluzionare l’Approccio Neurologico alle Disfunzioni Posturali – Un Viaggio tra Singoli Casi e Analisi Statistiche

In campo neurologico esiste un acceso contrasto tra chi studia a fondo singoli casi di pazienti affetti da malattie bizzarre e chi invece passa al setaccio un gran numero di soggetti per effettuare analisi statistiche.

I due approcci sono completamente differenti, e in verità – secondo l’opinione del famoso neurologo Vilayanur Ramachandran – quasi tutte le disfunzioni e sindromi neurologiche che hanno resistito alla prova del tempo furono scoperte studiando casi singoli mentre, per quello che sappiamo oggi, nessuno ha mai individuato nemmeno una sindrome utilizzando metodi statistici su campioni molto ampi.

La miglior strategia secondo Ramachandran è cominciare dallo studio di casi singoli apparentemente misteriosi e poi verificare se queste osservazioni siano confermate da altri pazienti.

In effetti la neuroscienza cognitiva procede spesso partendo da sindromi neurologiche insolite e apparentemente incomprensibili e cercando una spiegazione nelle vie neurali, di cui abbiamo ormai la piena cognizione. In modo analogo anche le discipline che in varia misura si occupano di percezione, equilibrio e propriocezione (lo studio della posturologia e delle sindromi disfunzionali) hanno seguito un indirizzo simile.

Nel momento storico attuale, esiste molta incertezza ed è sempre molto acceso il dibattito in merito al metodo di indagine anche in campo posturale, che cerca di raggiungere consensi tra gli esperti ed evidenza scientifica da parte di chi si occupa di ricerca clinica.

Il primo grande scoglio da superare è il limite statistico dei nostri mezzi di indagine, dato che non è possibile risolvere un’equazione in più di tre incognite. Sappiamo che il sistema tonico posturale e l’equilibrio del corpo intero possono essere variamente influenzati dal recettore podalico, dall’apparato vestibolare, dal sistema visivo, dalla bocca, dallo stato psicologico, nervoso e viscerale del paziente e da chissà quanti altri fattori.

Più sono le variabili in gioco e più aumentano i fattori di confusivi, che rendono un’analisi rigorosa e corretta pressoché impossibile.

Dato che la variabilità adattativa umana e il modo in cui tutti questi input interagiscono tra loro producono pazienti l’uno diverso dall’altro, i ricercatori hanno difficoltà nel costituire campioni rappresentativi e questo si traduce nell’elevata produzione scientifica di studi nei quali non si rileva la correlazione statisticamente significativa.

Ancora oggi, dopo decenni di studi, si ritiene che non esista correlazione basata sull’evidenza tra occlusione e disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare, nonostante si tratti di organi anatomicamente uniti!

Questo fa ragionevolmente supporre che il limite principale sia più nel metodo di investigazione e nel progetto di ricerca piuttosto che nella natura delle cose.
Lo studio e le considerazioni di P.M. Gagey e dello strano caso della signora Rose (è un fumetto da lui realizzato per sintetizzare centinaia di casi simili), quindi, o viene sminuito a mera curiosità oppure può essere affrontato attraverso un sistema di analisi alternativo, che sfrutti appunto la nostra conoscenza in campo neurofisiologico, che è ormai assodata e ha resistito alla prova del tempo.

L’utilizzo dei riflessi arcaici, per esempio, è uno dei fondamenti della neurologia pediatrica e la loro conoscenza risulta di grande utilità anche nello studio del paziente con disfunzioni. Da molti decenni i professionisti conoscono e sfruttano questi archi riflessi per la valutazione dello sviluppo neurologico del bambino, ma solo da pochissimo li impiegano anche nella valutazione del paziente adulto.

In modo simile possiamo indagare il tono muscolare e la capacità di movimento associata alla visione, nonostante non vi sia evidenza scientifica netta delle correlazioni tra il sistema visivo e la postura. Lo stesso Ramachandran ha tuttavia dimostrato l’esistenza del fenomeno della visione cieca, per la quale un paziente con una lesione dell’area corticale visiva (cecità centrale) non solo può modificare il tono muscolare del braccio in risposta a uno stimolo visivo, ma riesce persino a toccare una penna senza vederla in modo cosciente grazie ai circuiti riflessi sottocorticali.

Gli esempi potrebbero essere molti in questo senso, ma il nucleo del discorso è che l’uso intelligente e razionale di una batteria di test basati su fenomeni neurologici noti e assodati porta nella maggior parte dei casi a raccogliere una serie di dati che, opportunamente incrociati e analizzati, permettono di identificare non solo la localizzazione e la primarietà di una perturbazione del Sistema Posturale Fine, ma anche di risalire alla sua etiopatogenesi e correlarla con lo stato psicologico e neurofisiologico.

Il grande merito del Dott. Sangiovanni è essere riuscito nel difficilissimo compito di razionalizzare e sintetizzare l’iter diagnostico più efficace per orientarsi nell’approccio al paziente con disfunzioni in modo clinico e scientificamente inappuntabile.

Se pertanto ti interessa scoprire un metodo testato ed efficace per valutare efficientemente lo stato di salute e malattia dei tuoi pazienti, partecipa al corso Approccio pratico al paziente disfunzionale – Teorie e test pratici. In questo modo, dopo un’attenta valutazione, potrai definire il miglior iter terapeutico possibile per i tuoi pazienti.

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(Fonte immagine: docente)