Nata con W. Reich alla fine degli anni ’20 in seno alla psicoanalisi, la psicoterapia corporea rompe il classico tabù della distanza tra terapeuta e paziente, inserendo pienamente il corpo nella relazione terapeutica. Le evidenze scientifiche attuali sulla comunicazione bidirezionale psicobiologica e il paradigma PNEI della complessità consentono oggi una rivalutazione e un aggiornamento dei suoi principali assunti teorici:
- Il concetto classico di identità funzionale psiche-soma, secondo il quale “Gli atteggiamenti muscolari e caratteriali nell’ingranaggio psichico hanno la stessa funzione; possono influenzarsi reciprocamente e sostituirsi vicendevolmente, in fondo sono inseparabili e nella loro funzione sono identici” (Reich 1927) non è più frutto di una evidenza empirica, ma scientificamente fondato.
- Il rifiuto della biologizzazione della distruttività (l’istinto di morte del 2° Freud) di cui non si ha alcune evidenza, apre a una visione sociale dell’eziopatogenesi, dove Natura e cultura debbono essere viste come un sistema. È dalle loro interrelazioni che discendono i fenomeni complessi che caratterizzano la vita umana.
- L’utilizzo di tecniche corporee nella relazione terapeutica risponde a una necessità ricostruttiva del Sé per aumentare l’efficacia del trattamento.
Nell’area composita della tradizione corporea, che ha costellato la storia del secondo novecento, si inserisce come movimento e si emancipa come teoria la Psicologia e Psicoterapia funzionale.Sviluppata dagli anni ’70 dal lavoro di Luciano Rispoli (principale autore della bibliografia), Barbara Andriello e Paola Bovo, nel cogliere il salto epistemologico in corso propone una visione del Sé come una organizzazione complessa e circolare di processi cognitivi, emozionali, sensomotori e biologi, denominati funzioni.
Se, come reso evidente dalle conoscenze attuali, e oramai trasversale patrimonio comune, le esperienze dei primi anni di vita lasciano tracce determinanti e durature nell’organizzazione e funzionamento complesso dei network psicobiologici, diviene essenziale comprendere:
- Quali sono le esperienze fondamentali che dalla relazione di accudimento divengono discriminanti per lo sviluppo in salute e malattia.
- In che modo le alterazioni di tali esperienze si fissino in network psicobiologici complessi.
- Come sia possibile intervenirvi con tecniche psicocorporee nella relazione terapeutica.
La clinica sempre più si salda con la prevenzione primaria e la salutogenesi e apre all’integrazione con le discipline adiacenti.
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(Fonte immagine: Alessandro Bianchi)
Bibliografia
- Bianchi (2018), La grammatica corporea della psicoterapia. In: Barsotti et al. (eds.), La PNEI e le discipline corporee, Milano, Edra.
- Reich (1927), La funzione dell’orgasmo, Milano, Sugarco.
- Rispoli (1993), Psicologia funzionale del Sé, Roma, Astrolabio.
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