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Paola Valentini

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Gestire lo Stress: Un Viaggio tra Biologia, Psicologia e Società – Strategie per Professionisti Sanitari

“Stress” è un sostantivo ormai parte integrante del nostro modo di vivere e concetto talmente normalizzato da essere utilizzato in senso colloquiale nel nostro dizionario quotidiano. Dal latino strictus: stretto, angusto.

L’organismo umano è biologicamente strutturato per sopportare e gestire lo stress, in qualche modo ne necessita e richiede la presenza, per funzionare al meglio. MacLean lo colloca nel cervello rettiliano: la nostra parte rostrale per raggiungere un’omeostasi agisce in risposta attiva agli stimoli ambientali per un unico grande fine: sopravvivere.

Ma è davvero solo così, una risposta primitiva? Perché nella nostra società il concetto di stress è andato alle stelle? Perché in alcuni contesti è addirittura glorificato come fosse sinonimo di successo? Bisogna davvero gestire lo stress?

Se lo stress è una risposta adattiva per sopravvivere e non è la sopravvivenza di per sé a essere messa a repentaglio perché lo stress è definito “la malattia del secolo” (dati rilevati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui lo stress psico-emotivo è co-responsabile della depressione che colpisce circa 4,5 milioni di italiani ed è la seconda malattia più diffusa al mondo oltre che in continua ascesa).

In che modo e in che senso proviamo stress per un colloquio, un esame o ci immobilizziamo davanti a una multa sul parabrezza se effettivamente quello che è il palio è ben diverso dall’ipotesi di non rivedere la luce del sole il giorno dopo? Reagiamo a stimoli che si sono evoluti con noi. La struttura dalla quale parte l’input ha caratteristiche e connotati primitivi, che in certi casi sembra rispondano a dinamiche di vita o di morte. È come se pretendessimo di effettuare una stampa 3D mandando un input da un Pentium II (microprocessore per computer che uscì nel 7 maggio 1997 e circa 30 volte più lento dei computer odierni).

Siamo soliti considerare gli aspetti che riguardano la salute in maniera frammentata e disgiunta. Paghiamo la perdita di una prospettiva globale, interconnessa e complessa, come complesso è l’essere umano.

Gli studi di Sapolsky e McEwen sui macachi compresero quanto la competizione sociale fosse fonte di stress. Contesto sociale, familiare, lavorativo, affettivo, intimo sono contenitori nei quali l’individuo tesse e mantiene l’immagine di sé stesso. Il contesto lavorativo è effettivamente il contenitore nel quale più spesso stress e burnout emergono (come i contesti scolastici o sportivi) essendo quelli in cui avviene più facilmente la spinta “performativa”.

L’idea che l’individuo ha di sé stesso è il risultato di una serie di negoziati, di “decisioni” prese in virtù delle sue relazioni significative e del modo in cui ha vissuto queste in età infantile.

L’individuo è parte attiva nel valutare e leggere le circostanze, attribuendo senso alle transazioni tra sé e il contesto. Secondo la scuola transazionale lo stress è la risultante di un processo che coinvolge la persona in interazione con il suo contesto. Le risposte del singolo che organizza una serie di azioni per far fronte alla crisi verrà chiamata coping.

Nel momento in cui un individuo vive un periodo di stress (come anche altre emozioni “scomode”), oltre al problema che sta vivendo direttamente, è a rischio “invalidazione”.

Per invalidazione intendiamo l’atto di delegittimare emotivamente l’altro ovvero la validità di ciò che sente. Questa modalità è talmente normalizzata da colpire la persona quando è più vulnerabile. Sdrammatizzare o contraddire il sentire altrui mette l’interlocutore in condizioni di dubitare del diritto di sentire e imparare ad autoinvalidarsi.
Secondo Selye il corpo è strutturato per predisporre sé stesso ad assestare in colpo, reagire, tornare alla condizione di benessere precedente. Se del cosiddetto eustress abbiamo tutti bisogno, è importante imparare a riconoscere e gestire il distress: lo stress tossico.
Bottaccioli e Bottaccioli descrivono attraverso la Pnei l’impatto (e le cause) dello stress, in particolare i risvolti negli equilibri fisiologici a tutto tondo.

Vedremo molteplici strategie per fare la differenza a gestire lo stress e le sue conseguenze, partendo e muovendoci da un punto fermo: la nostra consapevolezza.

Se ti interessa approfondire come funziona lo stress e come può impattare la tua salute e quella dei tuoi pazienti, partecipa al corso blended teorico-pratico Faccia a faccia con lo stress, dove potrai scoprire come gestire al meglio stress, ansia, burnout, così da sviluppare un sano senso del sé e una salda ed efficace relazione terapeutica.

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(Fonte immagine: Foto di Brett Jordan su Unsplash)

Bibliografia

  • AAVV, Dizionario del corpo, Treccani.
  • Bottaccioli & Bottaccioli (2022), Psiconeuroendocrinoimmunologia, Milano, Red.
  • Blumer (1969), Symbolic Interactionism: Perspective and Method, Berkeley, University of California Press.
  • Cox & McKay (1981), A Transactional Approach to Occupational Research, In: Corlett & Richardson (Eds.), Stress, Work Design and Productivity, Jon Wiley, New York.
  • MacLean (1984), Evoluzione del cervello e comportamento umano, Milano, Einaudi, Nuovo Politecnico.
  • McEwen & Sapolsky (1995), Stress and cognitive function, Curr Opin Neurobiol, 5:205-16.
  • Selye (1975), Stress senza paura, Milano, Rizzoli.