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Daniele Nardocci

La biotipologia nella valutazione osteopatica: pregi e limiti

Nella valutazione osteopatica la capacità di saper osservare il paziente è molto rilevante nel processo di diagnosi e nella gestione terapeutica

L’osteopata esperto è in grado di farsi un’idea sulle possibili e potenziali disfunzioni che può e potrebbe presentare un paziente esclusivamente osservandolo dall’esterno, senza l’utilizzo del tocco.
Questa abilità osservativa, oltre che dall’esperienza accumulata durante la clinica, è data anche dalla conoscenza dei diversi biotipi descritti secondo la biotipologia.

Ma che cos’è la biotipologia?

La biotipologia si concentra sull’individuazione dei diversi biotipi del corpo umano e sul loro impatto sulla salute e sul benessere.
Secondo la biotipologia, il corpo umano può essere classificato in diverse categorie in base alla sua struttura fisica e alle caratteristiche anatomiche, fisiologiche e comportamentali. Queste categorie, o biotipi, rappresentano differenti modelli di adattamento del corpo a influenze e stress ambientali, sociali, fisici e chimici.

Negli anni, diversi ricercatori in vari campi professionali si sono cimentanti nel creare una loro classificazione biotipologica cercando un collegamento tra la struttura morfologica e malattie/patologie nel loro campo di interesse, in modo tale da poter prevenire ed intervenire con anticipo.

Kretschmer, psicologo clinico, divise l’individuo in 3 biotipi

  1. Biotipo astenico: caratterizzato da un corpo snello, una struttura ossea sottile e articolazioni flessibili. Questo biotipo è spesso associato a una predisposizione verso la schizofrenia;
  2. Biotipo atletico: caratterizzato da un corpo muscoloso e atletico, con una struttura ossea solida. Questo biotipo è spesso associato ad una tendenza verso l’epilessia;
  3. Biotipo picnico: caratterizzato da un corpo basso e tarchiato, con tendenza all’accumulo di grasso corporeo. Questo biotipo ha tendenze ai disturbi maniaco-depressivi

Vi è una curiosità su Kretschmer e la sua classificazione dei biotipi. Essa venne usata ed utilizzata per giustificare la logica del nazismo sulle differenze razziali. Ovviamente, il suo intento quando la creò non era assolutamente questo, ma venne travisata e utilizzata in questo modo da altre persone al di fuori del suo gruppo professionale.

È importante notare che la biotipologia è un concetto controverso all’interno della comunità osteopatica

Mentre alcuni professionisti sostengono l’utilità di considerare i biotipi nel processo di diagnosi e trattamento, altri criticano l’approccio come non scientificamente valido e basato su osservazioni soggettive.
Una critica fortemente mossa alla biotipologia è etichettare e rinchiudere un individuo in un singolo biotipo, cosa che risulta davvero difficile nella quotidianità.

È importante, quindi, che l’osteopata sia a conoscenza dei vari biotipi per avere dei modelli di riferimento utili a valutare efficacemente il paziente che ha di fronte in quel momento, consapevole che l’individuo rappresenta un intermezzo tra un biotipo ed un altro.

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(Fonte immagine: docente)

Bibliografia

  • Kretschmer (1925), Physique and character: an investigation of the nature of constitution and of the theory of temperament, Harcout Brace, New York.
  • Parson & Mercer (2012), Osteopatia. Modelli di diagnosi, Trattamento e Pratica, Marrapese Editore, Roma.