Accademia MIBES: Medicina Integrata, Benessere e Salute

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Mauro Fornari, Michele Finardi

Il corpo umano è formato per il 60–70% da acqua. Questa componente nell’embrione supera il 90%, si riduce al 50% nell’anziano. Più della metà di questa massa liquida è intracellulare; la restante parte è composta per più di tre quarti dal liquido interstiziale, il resto è plasma e una piccola quota di liquido definito intercellulare, di cui fanno parte il liquido cefalo-rachidiano (LCR), il liquido sinoviale, i liquidi pleurici e pericardici, quelli intraoculari.

La descrizione di una divisione così netta ci fa pensare a compartimenti stagni contenenti fluidi che non abbiano alcun rapporto né scambio, ma la fisiologia è ben diversa. Il plasma del sangue arterioso viene in parte ceduto al liquido interstiziale, parte di questo è riassorbito dai vasi venosi, parte dai capillari linfatici. Il liquido interstiziale stesso è soggetto a scambi con i liquidi intracellulari attraverso la membrana semipermeabile della cellula. Ogni liquido del corpo non è altro che il risultato di fenomeni di filtrazione, secrezione, assorbimento, rimescolamento di un unico liquido circolante. Nell’ultimo secolo e in particolare nell’ultimo decennio è crollato anche l’ultimo baluardo: il compartimento dei liquidi intracranici non è un distretto a sé stante, isolato dal resto. È stato osservato infatti che il LCR si rimescola con il liquido interstiziale del parenchima cerebrale,ha rapporti con lo spazio perivasale dei vasi venosi e arteriosi, con il sistema gestito dalle cellule gliali definito glinfatico e che una delle sue vie di drenaggio passa per i linfatici, intra ed extracranici.

Un’unità quindi, siamo un sacco pieno di liquido con particelle disperse, dei biocolloidi. In un organismo così costituito, cosa succede se la circolazione dei liquidi si altera? Che conseguenze aspettarsi in caso di disfunzione del sistema che permette l’approvvigionamento di nutrienti per le cellule, la rimozione dei cataboliti, se il liquido interstiziale è stagnante? La possibilità stessa di omeostasi cellulare è compromessa, la conseguenza è la patologia.

L’osteopata ha da sempre come obiettivo il miglioramento della fisiologia dei liquidi nel corpo (la legge dell’arteria è suprema, diceva Still). Il sistema attraverso il quale si può favorire la pulizia di tutti i fluidi corporei è il linfatico, proprio in virtù della sua azione nel corpo.La possibilità di favorire il suo scorrimento è vitale nel trattamento di una patologia che trovi nella turba circolatoria funzionale la sua causa. Il trattamento di sblocco linfatico nasce dallo studio della fisiologia di questo fluido e del suo rapporto con i connettivi in cui scorre. È un approccio alla struttura per favorire lo scorrere della linfa e quindi di tutti i liquidi.

Le nuove strategie manuali proposte nel corso “Trattamento delle turbe vascolari funzionali, craniali e periferiche” sono quindi da pensare non solo per trattamenti di patologie classicamente legate a disfunzioni circolatorie, come edema distale da alterazione del ritorno, ma anche per una più ampia gamma di problematiche. Nella sfera ORL per esempio si osserva nel ristagno e nell’alterato drenaggio la causa di patologie come otiti o sinusiti. A livello oculare il drenaggio è una via per trattare il glaucoma. Inoltre, viste le ultime scoperte in ambito craniale, facilitare il drenaggio dei linfatici meningei può essere una strada per prevenire o rallentare patologie come la malattia di Alzheimer e altre malattie degenerative cerebrali.

(Fonte immagine: docenti del corso)