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Andrea Minelli

Gli eventi stressanti di cui facciamo esperienza dipendono dall’interpretazione cognitiva e affettiva degli stimoli, dalle risorse di coping di cui pensiamo di disporre, dalle aspettative per il futuro. In sostanza, dipendono dal modo in cui concettualizziamo noi stessi e le nostre relazioni col mondo (self-in-context), dai nostri modelli/schemi mentali, in cui elementi astratti, simbolici e sociali si integrano con aspetti sensori-motori e comportamentali, con la rappresentazione degli stati corporei e psico-affettivi, e con la regolazione allostatica dei sistemi fisiologici. Stress è l’esperienza fenomenologica e l’espressione comportamentale e corporea di modelli inappropriati e disadattativi del self-in-context, associate a senso di incertezza, scarso controllo sugli eventi, valutazioni negative dell’esperienza presente, aspettative sfavorevoli per il futuro.

Le neuroscienze stanno indagando i correlati neurali dello stress. Il cervello è organizzato funzionalmente in reti neurali distribuite anatomicamente su larga scala; dal profilo globale complessivo dell’attività delle strutture interconnesse emergono le nostre multiformi funzioni psichiche. Le strutture e i network coinvolti nella costruzione del self-in-context sono anche quelli maggiormente reclutati nella risposta agli stressor psicosociali, in particolare il network di salienza (SN), il default mode network (DMN), e il network esecutivo centrale (CEN).

Grazie al SN, la rappresentazione degli stati corporei viene messa a disposizione dei network corticali e del processing psico-cognitivo superiore. Fra i nodi principali del SN ci sono aree della corteccia cerebrale (insula e cingolo anteriore) e regioni sottocorticali (amigdala, corpo striato dei nuclei della base, nuclei del tronco encefalico a proiezione monoaminergica). Il SN è attivo nelle situazioni di allarme, ogni qualvolta le circostanze ambientali sono salienti per l’integrità e il benessere dell’individuo. In situazioni potenzialmente avverse, l’abilità di riorientare l’attenzione verso le possibili minacce, di mobilizzare le risorse energetiche, e di intraprendere azioni rapide e automatiche è di grande importanza per la sopravvivenza.

Il DMN presenta un’elevata attività metabolica a riposo, ed è di fondamentale importanza per il pensiero spontaneo autogenerato. Comprende aree corticali della linea mediana (corteccia prefrontale mediale, cingolo posteriore, corteccia parietale posteriore mediale/precuneo), insieme all’ippocampo e al giro angolare del lobo parietale. Si ritiene che l’intenso lavorio spontaneo del DMN sia espressione della capacità di produrre simulazioni del sé agente nel mondo, il self-in-context, secondo punti di vista e scale temporali diversi. Questa abilità è forse il fil rouge che accomuna i tanti compiti in cui si attiva il DMN: pensiero auto-referenziale, memoria autobiografica, prospezione (immaginare di essere coinvolti in eventi futuri, spostando il sé in avanti nel tempo), memoria semantica, pensiero concettuale e associativo.

Il CEN, i cui nodi principali sono la corteccia prefrontale laterale (PFC) e la corteccia parietale posteriore, è il network coinvolto nell’attenzione selettiva, nei processi cognitivi ed esecutivi di ordine superiore, nella flessibilità cognitiva e comportamentale. Lo stress promuove una transizione da un pattern di risposta cognitivamente guidato, mediato dalla PFC, ad uno che prevede risposte più rapide e riflesse, di tipo prevalentemente emozionale e impulsivo, orchestrate da amigdala, nuclei della base, e tronco dell’encefalo. Quindi minor controllo esecutivo e ridotta flessibilità cognitiva, maggiore vigilanza e risposte comportamentali più automatiche. Forse un vantaggio, in termini evoluzionistici, per organismi che abitano nicchie ecologiche semplici; meno vantaggioso per noi, che navighiamo ambienti sociali più complessi e mutevoli.

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(Fonte immagine: Andrea Minelli)

Bibliografia

  • Koban et al. (2021), The self in context: brain systems linking mental and physical health, Nat Rev Neurosci, 22:309-22.
  • Schwabe (2017), Memory under stress: from single systems to network changes, Eur J Neurosci, 45:478-89.