Uno dei punti cardine della teoria polivagale di Porges è l’importanza del sistema vagale dei mammiferi nella regolazione delle capacità sociali ed emotive. Secondo Porges nei mammiferi il nervo vago efferente presenta infatti, oltre alla sua componente più arcaica (che ritroviamo anche in altre classi come rettili e anfibi), anche una componente più “recente”, relazionata non soltanto agli aspetti viscerali ma anche a quelli socio-emotivi. Il vago efferente sarebbe quindi da suddividere in due vie ben distinte, una più antica che fa capo al Nucleo Motore Dorsale del nervo vago (DMNX) e una più evoluta che invece origina dal Nucleo Ambiguo (NA).
L’idea di Porges che il nervo vago “evoluto” sia un importante regolatore di emozioni e socialità deriva da numerosi studi effettuati negli ultimi 30 anni da vari ricercatori, tra cui Porges stesso, che hanno evidenziato una importante relazione tra gli aspetti socio-emotivi e l’attività vagale. Quando parliamo di attività (o tono) del nervo vago, Porges fa riferimento a un particolare fenomeno biologico definito Aritmia Seno-Respiratoria (RSA), ossia alla modulazione del ritmo cardiaco associata ai cicli respiratori.
La RSA rappresenta una parte di quel fenomeno più ampio chiamato Variabilità della Frequenza Cardiaca (HRV): l’attività cardiaca viene infatti regolata in maniera estremamente fine da vari fattori, con l’espressione di diversi tipi di variabilità; tra di essi, quello dovuto alla respirazione (RSA) sarebbe per Porges l’unico tipo di HRV che fa capo esclusivamente al nervo vago evoluto (e non a componenti vagali arcaiche, ortosimpatiche od ormonali) e la sua misurazione potrebbe pertanto essere considerata un marker del tono vagale. Visto che numerosi studi hanno riscontrato una relazione positiva tra RSA e aspetti socio-emozionali (una più elevata RSA si associa a maggiori capacità di regolare efficacemente le proprie emozioni e il proprio comportamento sociale), e visto che la RSA è un indice di attività vagale, per Porges questo dimostrerebbe che il nervo vago regola non solo il cuore e gli altri visceri, ma anche emozioni e socialità.
Dalla nascita della teoria polivagale ad oggi sono stati pubblicati più di 1.800 studi sulla relazione tra HRV e aspetti socio-emotivi, e ad oggi sappiamo che valori elevati di HRV e/o di RSA si associano a migliore regolazione delle proprie emozioni, uso di strategie regolatorie più efficaci (coping, cognitive reappraisal, …), aumentato riconoscimento delle emozioni altrui e a maggiori livelli di empatia, compassione e autocontrollo. La modulazione dell’attività vagale presenta quindi una forte relazione con funzioni superiori altamente evolute, tipiche dell’essere umano. Dobbiamo però ricordarci di una massima che viene spesso ripetuta come un mantra dagli statistici: “Correlazione non equivale a Causalità”. Il fatto che due fenomeni siano correlati non implica necessariamente che uno sia causa dell’altro.
Questa considerazione va applicata anche nella relazione tra attività vagale ed emozioni. Sebbene ad oggi non sia stato chiarito completamente il rapporto di causalità tra queste due componenti, alcuni studi hanno evidenziato che entrambe sono correlate in maniera importante al grado di funzionalità di un network neurale molto complesso chiamato Central Autonomic Network (CAN), che coinvolge regioni corticali e sottocorticali.
Questo circuito ha il compito di adattare il comportamento conscio e inconscio della persona in risposta al contesto ambientale per mantenere omeostasi e salute. Soggetti con elevata funzionalità di questo network mettono in atto infatti risposte adattative più efficaci, sia corporee (es. modulazione dell’attività cardiaca tramite il nervo vago), sia emozionali o comportamentali. In quest’ottica, conoscere il livello di attività vagale (tramite RSA o HRV) potrebbe darci numerose informazioni non soltanto su emozioni e aspetti sociali, ma in generale sul funzionamento dei meccanismi adattativi del paziente.
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(Fonte immagine: Underwood (2021), A SENSE OF SELF. Communication between the brain and other organs shapes how we think, remember, and feel, Science, 372(6547):1142-5.)
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